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Le origini dello Shiatsu

La pratica dello Shiatsu è una disciplina relativamente recente. I maestri giapponesi, che per primi ne hanno trasmesso l’insegnamento, risalgono appena alla seconda metà del novecento. Le sue origini, però, sono antiche; infatti, l’introduzione della Medicina Tradizionale Cinese (MTC), del Taoismo, del Buddismo e del Confucianesimo risalgono al VI secolo d.C. ad opera dei monaci cinesi, i quali diffusero i loro principi filosofici, strettamente legati alle pratiche fisiche, dando vita a varie forme di arti marziali.
La pratica curativa della MTC venne subito tenuta in grande considerazione e la tradizione familiare giapponese contribuì grandemente a tramandare questo sapere.

La metodologia importata dalla Cina fu chiamata in Giappone “KANPO” o “KAMPO”, che significa ‘metodo cinese’, a cui appartenevano anche le arti di manipolazione come il TAO- IN (DO-IN in giapponese) pratica di auto pressione abbinata ad esercizi di respirazione e stiramento, l’AN-MA, o AMMA, o ANMO, che comprendeva tutte le arti di manipolazione cinese (AN = premere, eliminare, MA = strofinare, richiamare) e l’AN-KYO, che associava esercizi di respirazione, di stiramento e di manipolazione dell’addome. Assieme all’AMPUKU, una forma di manipolazione di origine giapponese specifica per l’addome e rivolta in particolare a donne in gravidanza e bambini, tutte queste forme di trattamento divennero la base della cura manuale in Giappone.

Nel corso dei secoli, l’ anma e le altre tecniche di derivazione cinese si diffusero soprattutto tra le classi aristocratiche e alla corte imperiale venendo trasmesse da maestro e discepolo. Le scuole, infatti, erano molto chiuse e il loro accesso era riservato all’aristocrazia, al clero e ai militari di alto rango. Durante il periodo cosiddetto “dei paesi in guerra” e l’arrivo dei Gesuiti in Giappone con la loro chirurgia occidentale, l’ anma perse la sua popolarità (fine del 1400 – metà 1500). La nuova pratica medica divenne il nuovo interesse a corte. Ad aggravare un po’ il disinteresse generale verso queste pratiche cinesi, fu quando il Giappone entrò nella sua epoca di chiusura verso l’esterno, ovvero quando Tokyo, da villaggio di pescatori, divenne la capitale. Furono proibiti tutti gli scambi verso altri Paesi e si instaurò un rigido sistema feudale.
L’Anma cominciò a perdere la sua caratteristica di arte curativa divenendo lentamente una prerogativa quasi esclusiva di persone cieche, alle quali non era possibile ricevere un’adeguata istruzione. Questo limitava, pertanto, le loro conoscenze mediche e fece sì che il trattamento anma decadde a semplice massaggio voluttuario

Alla fine del 1800 e inizi 1900, durante il periodo riconosciuto come “governo illuminato”, il Giappone riapri le porte con l’estero passando così dall’epoca medioevale all’ epoca moderna. L’Anma fu riportata alla sua originaria funzione curativa ed i terapisti ritornarono all’antico metodo KOHO ANMA cominciando a rinnovarlo, dando nuovi nomi alle nuove forme di terapia che vennero “elaborate”, per differenziarle ulteriormente dall’ anma del periodo Edo. Nell’ambito delle arti manipolatorie, venne promulgata la legge che riconosceva ufficialmente e regolamentava le figure professionali che utilizzavano l’anma, l’Agopuntura e la Moxibustione, permettendo loro di praticare anche altre forme di trattamento non riconosciute, senza bisogno di autorizzazioni.
In quegli stessi anni, si fece strada l’intuizione di attribuire all’atto pressorio, già compreso nel trattamento dell’anma, anche se in maniera sporadica, una propria funzione curativa autonoma dandogli il nome di SHIATSU. Intorno al 1920, il terapista Tamai Tempaku pubblicò il libro intitolato “Shiatsu ho”, ovvero “metodo di pressione con le dita” e successivamente fondò una prima associazione di terapisti Shiatsu.

Contemporaneamente Tokujiro Namikoshi (che visse fino al 2000), dopo aver completato i suoi studi di ANMA e Massaggio Occidentale, fondò lo Shiatsu Institute nell’isola di Hokkaido, dando allo Shiatsu un’organizzazione didattica. Successivamente apri una seconda scuola a Tokyo, il Japan Shiatsu Institute, che venne riconosciuta dal Ministero della Salute e che diventò Japan Shiatsu School.

Il 1945 rappresentò un momento importante per lo Shiatsu; a causa dell’occupazione statunitense, fu emanata una direttiva che non riconosceva ufficialmente le forme di terapia tradizionali, poiché ritenute non conformi alla medicina occidentale. Fu, pertanto, necessario far riconoscere lo Shiatsu come terapia, definendo il lavoro degli operatori Shiatsu e lo stesso metodo in termini di medicina occidentale. Questo comportò l’eliminazione di alcuni concetti come il Ki, i Meridiani e gli Tsubo dalla pratica del trattamento, poiché essi non appartenevano alla medicina occidentale, riducendo, da un certo punto di vista, l’impostazione della pratica di Tokujiro Namikoshi ad una prettamente anatomica e fisioterapica, rivolta esclusivamente al sintomo.
Una decina di anni dopo, lo SHIATSU venne ufficialmente riconosciuto dal Ministero della Sanità, ma solo nel 1964 ottenne il riconoscimento come terapia a sé, distinta dall’ANMA, dal massaggio occidentale e da altre forme di massaggio.

Qualche anno dopo Shizuto Masunaga, prima allievo e poi collaboratore della scuola di Namikoshi, oltre che docente di psicologia presso l’Università di Tokyo, diede un grande contributo all’evoluzione dello Shiatsu manifestando un profondo interesse per la Medicina Tradizionale Cinese. Egli studiò e si applicò nella ricerca attraverso i testi antichi cinesi. Masunaga introdusse nel suo stile di SHIATSU concetti che superavano le originarie impostazioni, prendendo in considerazione la globalità della persona, unendo all’ approccio “meccanicista” della pratica SHIATSU gli aspetti tradizionali della Medicina Tradizionale Cinese insieme alla radice taoista, senza prescindere dall’influenza di filosofia e cultura Zen. Il suo approccio ridiede importanza ai Meridiani e soprattutto al Ki (QI). A questo vanno aggiunte le sue conoscenze nel campo della psicologia moderna e la grande esperienza clinica sviluppata con i numerosi trattamenti SHIATSU. Masunaga andò addirittura oltre le conoscenze classiche della Medicina Tradizionale.

Attraverso l’ascolto del Ki tramite la percezione con il tatto e le sensazioni riferite dal ricevente (Uke) sul movimento del Ki nel corpo, arrivò a cogliere estensioni dei percorsi dei meridiani tradizionali presenti in tutto il corpo. La ricerca era esclusivamente empirica, ma continuamente dimostrata dalle sensazioni del ricevente e dell’operatore (Tori), anche se soggettive. Oltre all’interesse verso i percorsi dei Meridiani, strettamente connessi alla fisiologia del corpo umano, Masunaga diede grande rilevanza alle correlazioni tra Meridiani e tutta la sfera fisica, psichica ed emotiva della persona. Li considerò espressione e luogo di manifestazione delle condizioni energetiche, prendendo in considerazione per il lavoro tutto il loro percorso e non, come classicamente si faceva, solo i punti.

La metodica da lui fondata, lo “ZEN SHIATSU”, comprende aspetti diagnostici e terapeutici, basati su una solida teoria, in cui si fondono modelli tradizionali orientali e moderni occidentali, comprendenti la fisiologia e la psicologia. Lo Zen Shiatsu è una disciplina che considera nuovamente l’integrità dell’Essere Umano, restituendo l’unità originaria tra corpo, mente, spirito, come le più antiche teorie mediche cinesi.

Masunaga morì nel 1981, lasciando aperte la ricerca e lo studio su questo sistema, permettendo ulteriori sviluppi ed interpretazioni. Dopo la sua morte, molti sono tutt’oggi i suoi allievi che, con visioni e approcci personali, contribuiscono allo sviluppo e alla diffusione dello Shiatsu nelle Americhe e in Europa divenendo così il metodo Shiatsu più praticato tra tutti gli stili che si sono sviluppati dentro e fuori il Giappone.